Gli amanti delle custom ROM che al tempo stesso posseggono uno smartphone Huawei oppure Honor, resteranno delusi dalle recenti decisioni dell’acclamato “duo” cinese. L’azienda infatti, ha deciso di chiudere a tempo indeterminato, il suo programma di sblocco bootloader per i suoi dispositivi.
Huawei chiude definitivamente alle custom ROM
Non sarà più possibile quindi, sbloccare il proprio smartphone Huawei/Honor, installando una custom ROM. In precedenza, eseguendo l’accesso dal sito web dell’azienda ed inserendo l’ID del proprio smartphone con le relative info del dispositivo, la società avrebbe fornito un codice di sblocco, da inserire nella procedura, al fine di poter installare in seguito una custom ROM.
Da adesso, qualsiasi telefono Huawei/Honor rilasciato dopo il 24 maggio, non sarà più dotato di un codice di sblocco, mentre i dispositivi venduti prima della data specificata, avranno 60 giorni a disposizione per essere sbloccati, prima di non essere anch’essi più idonei allo sblocco.
Se per esempio quindi acquistate il nuovo Huawei P20 o possedete già uno smartphone della casa, che sia anche Honor, avrete a disposizione 59 giorni per sbloccare il telefono, mentre i nuovi modelli che verranno rilasciati da adesso, come il Mate 11, non saranno più dotati di bootloader sbloccabile.
La notizia è sicuramente qualcosa di molto deludente, poiché nonostante l’azienda motivi la sua decisione col fatto di voler evitare problematiche dovute alle custom ROM, compresi gli eventuali motivi dovuti alla sicurezza, in questo modo viene molto limitata la libertà da parte dell’utente, che secondo noi rappresenta anche un diritto commerciale, di personalizzare il proprio smartphone ottenendo una diversa esperienza d’uso.
C’è anche da considerare che fin’ora, l’unica custom ROM ufficialmente supportata è la Lineage OS, per i già datati dispositivi Honor 4, 4x e 5x, che sono appunto dotati di SoC Qualcomm Snapdragon, mentre non c’è alcun supporto ufficiale per i Kirin, nonostante il kernel di questi ultimi sia stato rilasciato in open source.
Per l’installazione di una custom ROM sulla maggior parte degli smartphone della casa, bisognava infatti ricorrere a versioni non ufficiali.