Spotify ridurrà l’accesso al catalogo per gli utenti free

I cambiamenti visionati nell’ambito della discografia, seppur non esternamente così visibili, sono stati notevoli nel corso degli ultimi anni creando uno spaccato tra le case discografiche e le nuove realtà digitali tra le quali Spotify gioca un ruolo chiave.

L’idea di streaming del servizio svedese è infatti inquadrato tutt’oggi come un business model capace di dirigere e veicolare il futuro dello streaming musicale, eppure determinate limitazioni attuali potrebbero far “cambiare la musica” verso qualcosa di poco piacevole.

Nessuna esclusiva musicale e tante limitazioni: la caccia agli utenti free di Spotify passa limitandone la libertà d’ascolto

Potrebbe sembrare paradossale considerando quanto il servizio si sia battuto per garantire la diffusione dei contenuti su larga scala, eppure il peso delle royalties e l’ostracismo difensivo mostrato dalle principali etichette del settore e dai loro artisti potrebbe presto spingere in tale direzione.

Spotify starebbe infatti pensando di limitare l’accesso al proprio catalogo nei confronti degli utenti free, non solo limitando ulteriormente la capacità d’ascolto dal punto di vista funzionale – già presente lato smartphone – quanto anche nell’ottica del portfolio musicale, riducendo notevolmente la percentuale di discografia degli artisti ed escludendo a priori l’ascolto di nuove uscite ed anteprime per un lasso di tempo abbastanza ampio.

Il tutto al fine non tanto di distruggere il proprio modello quanto di limitare il peso che gli utenti free vantano sulle entrate, necessariamente da incrementare spingendo al passaggio agli account premium Spotify al fine di sostenere le uscite derivate dalle royalties che, ad oggi, sono la vera spada di Damocle sul futuro del servizio.

Warner, Universal e le altre case: il settore si coalizza per contrastare il digitale ma offre una soluzione

L’idea, attualmente sul tavolo del dibattito, sarebbe stata avanzata proprio dal settore discografico spingendo sul costo che i diritti d’autore vantano sulle entrate del servizio stesso il quale, soltanto nell’anno finanziario 2015, ha ceduto circa l’85% delle proprie entrate con la minaccia di vedere tale percentuale incrementarsi.

La riduzione della libertà di streaming musica a carico degli utenti free giungerebbe in cambio di una forte riduzione delle royalties che da un lato rappresentano una boccata d’aria per lo stesso e dall’altra un modo per fornire più potere alla discografia classica, in costante lotta con i cambiamenti – specialmente in termini di entrate economiche – apportati dal digitale.