Sicurezza e privacy, lato digitale, rappresentano tematiche alquanto complesse e dal facile fraintendimento specialmente nell’ambito della messaggistica e dello scambio dati tutelati dalla crittografia smartphone esente da back doors d’accesso tali da generare una nuova polemica in ambito terrorismo.
Dopo gli attentati di Parigi e le minacce – fortunatamente sventate – prima della conclusione del 2015, la Francia è tornata in questi ultimi giorni sull’argomento sollecitando l’Unione Europea ad una maggior attenzione sulla tematica crittografia smartphone ritenuta, ad oggi, difensiva della privacy dei cittadini ed al contempo lesiva della loro sicurezza agevolando attentati e coordinazione tra terroristi grazie al rallentamento dell’attività investigativa e della polizia.
Crittografia smartphone: Le Monde conferma l’uso di protocolli di sicurezza da parte delle cellule terroristiche
A confermare i dati ed i timori denunciati pubblicamente dal procuratore capo di Parigi, Francois Molins, sarebbe stato un recente focus giornalistico di Le Monde che, sulla base d’informazioni prossime alle principali cellule terroristiche, indicherebbe una chiara falla nel sistema giuridico-legislativo tanto a difesa della privacy da esser sfruttata come scudo proprio dai terroristi per le proprie finalità.
Le moderne organizzazioni terroristiche sfrutterebbero appositi sistemi cifrati da installare su smartphone per bloccare qualsiasi accesso indesiderato e, così, salvaguardare le informazioni scambiate per la pianificazione di attentati come testimoniato dal caso di Sid Ahmed Ghlam, protagonista di un tentativo di attentato nell’Aprile 2015, il cui smartphone è tutt’oggi secretato alla polizia locale bloccata da mesi non solo sul piano tecnico quanto su quello giuridico per ottenere le chiavi d’accesso.
Sicurezza e smartphone: Apple e Google disponibili al dialogo, ma il dilemma resta

Una delle soluzioni alle quali si ricorre, in tali casi, è il contatto diretto con le aziende ed i colossi produttori di hardware e software per cercare una collaborazione in nome della sicurezza nazionale, necessità alle quali sia Apple che Google hanno risposto positivamente fornendo la massima collaborazione solo per casi molto evidenti.
La soluzione reale però, sempre secondo quanto riferito da Molins e ribadito dal portale di Le Monde, risiederebbe nello sviluppo di back doors permanenti da integrare nei firmware sovvertendo in tal modo la protezione garantita dalla crittografia smartphone e tutti i problemi anche legislativi legati all’eccessiva difesa della privacy che gli stessi colossi californiani di Cupertino e Mountain View – oltre la stessa Facebook, d’alto delle quote di mercato in comunicazione e messaggistica grazie a Messenger e WhatsApp – continuano a tutelare.
Un dilemma senza facile risoluzione che potrebbe presto indurre a nuove discussioni, rivoluzionando il mercato mobile e della comunicazione digitale in nome della sicurezza.
Fonte: Franandroid