Google: nuova class action per concorrenza sleale da parte delle Google Apps

Il 2014 sta per concludersi, a conferma del trend che ha caratterizzato l’interno anno solare, nel peggiore dei modi per il colosso di Mountain View nell’ottica legale, ciò grazie alla decisione che verrà emessa Giovedì in California dalla Corte Federale rispetto la possibilità di negare o vedersi accordata contro una nuova class action per i propri servizi, in particolare le Google Apps.

La questione, oramai ben nota, ricalca la medesima vicenda con annesso iter giuridico intrapresa da Hagens Berman, società specializzata per class action contro brand internazionali, ma con protagonisti due utenti, ovvero Gary Feitelson e Daniel McKee, tornati a battere su di uno dei punti deboli di Google rispetto gli accordi MADA stipulati coi produttori hardware. L’accusa verterebbe sulla violazione degli accordi internazionali di Antitrust dando vita ad un posizione di concorrenza sleale, nei confronti degli altri servizi, a causa dell’abuso di posizione predominante derivata dalla concessione di Android alle aziende sottoposte all’accettazione di termini che includono la presenza obbligatoria e di default delle Google Apps.

Nonostante ciò Google ha richiesto il decadimento del capo d’accusa con la respinta della class action poiché infondata vista la modalità di scelta che Android vanta per tutti i servizi offrendo la possibilità d’impostare app specifiche, in modo definitivo o momentaneo, tra tutte quelle installate ma che, a detta degli oppositori, sarebbe poco nota e pubblicizzata agli utenti dell’OS ignari della propria esistenza oppure del tutto inconsapevoli di come accedervi secondo uno schema appositamente strutturato dal colosso di Mountain View.

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Il caso rappresenta un punto dolente per l’azienda californiana già fronteggiata anche da Microsoft in passato per la medesima tematiche divenuta ancor più complessa a fronte della modifica degli accordi del Mobile Application Distribution Agreement imponendo parametri estetici specifici ed una maggiore presenta di Google Now quale assistente vocale di riferimento non senza polemiche.